Sul numero di "REFLEX" in edicola, verso le ultime pagine, un trafiletto spiega una cosa che in anni di fotografie non avevo mai saputo: perche' mai i diaframmi hanno dei numeri identificativi cosi' bizzarri, "2.8, 5.6" ecc. Ebbene, come se la cosa fosse del tutto ovvia, il Direttore Forti a pagina 100 afferma: "(...) i valori di f/ sono il risultato del prodotto delle successive moltiplicazioni di 1.0 per 1.4142 (ovvero la radice quadrata di due). "Infatti" (!) moltiplicando il diametro per la radice quadrata di due (1.4142), l'area del cerchio (quindi l'apertura del diaframma) raddoppia" Da dove salti fuori questa radice di due ci e' voluto un po per capirlo, ma alla fine, durante una sessione di tanning a bordo vasca di Villa Olmo, e' risultato chiaro:se A=π*r^2 , e 2A = π*R^2. allora 2πr^2 = πR^2, dunque eliminando π risulta 2r^2=R^2, estraendo la radice da entrambe le parti viene fuori SQR(2r^2)=SQR(R^2) ovvero R=SQR(2r), insomma la radice di due per il raggio o diaframma precedente. Pero' le cose non quadrano esattamente, infatti partendo dal diaframma "2" otteniamo la seguente sequenza di diaframmi: 2, 2.8 (qui ci siamo), 3.9 (e non ci siamo), 5.65 (ci siamo quasi!), 7.9 (quasi), 11.3 (non ci siamo e' f/11!), 15.99 (quasi ok), 22.6 (e qui abbondiamo, e' f/22), 31.9 (ma questo non l'ho mai sentito). Insomma, e mi rendo conto che questo tecnicismo non ha nulla a che vedere col fare belle foto, o con mettere cuore e pathos in un'immagine anche un po' imperfetta, ma il dubbio resta: perche' hanno arrotondato f/22 in modo cosi' plateale ?