Il mio sogno
Il mio sogno è sempre stato quello di incidere il suono del silenzio e nel silenzio trovare il respiro della vita.
Registrare i pensieri, le emozioni del pubblico, mi avvicina a questo.
Il problema non è rendere la percezione spaziale, la profondità , l'origine del suono... tutto questo è bello, anche emozionante, ma non commovente.
Rendere il profumo delle sale da concerto, la concentrazione di chi esegue e di chi ascolta, è commuovere.
Se pensassimo che registrare è rendere la realtà seguendo canoni oggettivi e assoluti, allora avremmo sbagliato tutto.
Io quando registro adopero il mio gusto che non obbedisce solo a quello che gli viene dall'orecchio ma anche e soprattutto a ciò che gli arriva dall'anima e dal cuore.
Posizionare i microfoni è per me un rito sacro e diabolico, in una parola, esoterico.
Devo trovare, so che esiste e so che mi aspetta, quel fazzoletto d'aria dove tutto l'ambiente risuona.
Misuro con gli occhi e le orecchie le altezze, valuto i materiali, accordo, come un liutaio, uno strumento gigante come una chiesa, un teatro, una sala da musica.
Se c'è, il pubblico è una straordinaria trappola acustica: tutto è più bello quando i corpi e i volti di centinaia di persone sono presenti, il suono si linearizza. Se potessi, registrerei i corpi! Dopo, due, tre, quattro microfoni, in alto, più in basso, a destra, no, a sinistra...; ogni volta le condizioni mutano e tutto è da reinventare, anche il "punto dell'emozione".
I microfoni sono esattamente là dove sono stati chiamati; io devo stare attento alle belle donne, ai musicisti, ai loro stati d'animo, ricordare i sapori... poi sommare tutto lì, in quel "punto".
La realtà non esiste di per sé, ma solo nelle nostre sensazioni.
In verità , io registro le mie sensazioni.
Ho creato fonè come omaggio alla musica e a tutti coloro che la amano.
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