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Posted at 08:24 PM | Permalink | Comments (5)
Non è questione di centimetri: dieci in più o in meno, magari anche quindici, non fanno la differenza.
No, nella vergognosa vicenda del muro che oscura la vista del lago dal “salotto buono” di Como il problema non sta in una spanna di cemento armato.
Il problema vero è tutto il muro, che va abbattuto. Cancellato. Annullato completamente.
Se qualcuno ancora non lo avesse capito, la città e la sua gente - quella stessa gente piuttosto svillaneggiata alle prime rimostranze - rivuole quel panorama d’incanto che la natura ci ha regalato. E non ci sta a farselo oscurare dal politico di turno o da un tecnico, chiunque essi siano.
Ribadito questo punto, sul quale non si transige, dalla vicenda emergono vari altri aspetti quanto meno singolari.
Uno su tutti, positivo, è che la città solitamente sonnacchiosa ha avuto un sussulto, ha reagito, ha dimostrato di avere polso. E di non avere certo intenzione di farsi intimidire da arroganza e prevaricazione. La gente di Como c’è, esiste, e sa farsi valere almeno una volta ogni tanto.
Se qualcosa di positivo quel muraglione in cemento armato ha generato, sono però ovviamente molto più numerosi gli aspetti negativi.
Lo scempio paesaggistico, si è detto, la bruttura dell’idea stessa di un muraglione sul lago, l’indifferenza verso la natura e il contesto in cui viviamo. Ma anche la mancata disponibilità e l’insofferenza emerse in una parte degli amministratori pubblici locali.
Anche se adesso si parla di dietro front - e comunque la città non abbasserà la guardia, questo deve essere chiaro, fino a demolizione compiuta - non possiamo dimenticare gli inviti decisamente poco cortesi dell’assessore Fulvio Caradonna a guardare i muri di casa propria, in risposta alle prime obiezioni.
Non li possiamo accantonare perché, anche se in Comune qualcuno forse se lo dimentica, quella a tutti gli effetti è casa nostra.
E, anche in caso di votazioni plebiscitarie, chi amministra la città non ne diventa il padrone.
Certo, sappiamo bene anche noi che la democrazia non può accontentare tutti, che le decisioni comunque spettano a pochi. Però educazione e rispetto per gli altri non devono venire a mancare.
Insomma, oltre alla cancellazione di quella colata di cemento in riva al lago, crediamo siano necessarie almeno un paio di altre cose.
Primo: arrivare a capire come, e per scellerata decisione di chi, siamo giunti a questo punto.
Secondo: partire da questa assurdità amministrativa e politica per far intendere a chi sta nelle “stanze dei bottoni” che il reato di lesa maestà non esiste più ormai da secoli, e che quando la città chiede, loro devono sentirsi in obbligo - non solo per educazione, ma per dovere, lo sottolineiamo - di rispondere.
Chi non avesse questa idea di amministrazione pubblica, a nostro avviso farebbe bene ad andarsene, a lasciare il posto ad altri. A cominciare da quanti hanno sbagliato fino a oggi con quel muro.
L’impatto visivo del muro dal fronte lago. Nell’immagine si coglie il notevole dislivello tra lo specchio d’acqua, in un periodo che non è di secca, e l’altezza del manufatto che nasconde il Lario
Posted at 10:54 AM | Permalink | Comments (2)
Lascio parlare le foto (come avrebbe dovuto essere, e come e' stato realizzato) e un articolo del quotidiano "la provincia".
COMO I comaschi il loro lago non lo vedranno «quasi più». A dirlo non è qualche ambientalista arrabbiato e neppure un consigliere di opposizione, bensì l’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna. Nel corso della trasmissione «30denari» ieri sera a Etv, rispondendo alla domanda provocatoria della portavoce dei Verdi Elisabetta Patelli «ma allora il lago non lo vedremo più?» ha confessato: «Non lo vedremo quasi più». L’allarme lanciato nei giorni scorsi da Innocente Proverbio, il pensionato che si è accorto della scomparsa del lago, non è dunque campato in aria. La maxi opera antiesondazione cancellerà il lago su almeno il 60% della lunghezza del lungolario, ha ammesso il direttore dei lavori Antonio Viola.
Affermazioni che gelano le speranze di chi già sognava a un ripensamento sul livello delle tanto contestate «sedute» realizzate tra i giardini e piazza Cavour. Sedute in alcune parti decisamente più alte rispetto al progetto originario, al punto da non consentire più ad automobilisti e pedoni sul lato opposto della strada di vedere il primo bacino.
Il muro che scippa il lago ai comaschi, nel frattempo, si è scoperto essere stato costruito anche senza l’approvazione del Comune. A confermarlo è lo stesso direttore del cantiere per le paratie, il dirigente di Palazzo Cernezzi Antonio Viola: «Le opere eseguite sono state anticipate» ed eseguite «prima dell’approvazione formale della variante dell’opera, ma c’è il parere favorevole della Provincia». In una nota ufficiale inviata poche ore prima, dopotutto, la stessa amministrazione aveva ammesso nero su bianco che la variante «non è ancora stata approvata poiché alcuni aspetti di carattere economico sono stati sciolti soltanto poche settimane fa. Tuttavia l’intervento di modifica delle altezze dei muri autorizzato dalla direzione lavori in capo al Comune ha costi irrisori e rientra pienamente nella discrezionalità di competenza dello stesso direttore», ovvero Antonio Viola. La stessa nota si affretta poi a chiarire: «La maggiore altezza delle protezioni non costituisce abuso di alcun tipo», una precisazione che dà il destro al consigliere Pd Mario Lucini (nel corso della stessa trasmissione) per una battuta: «Excusatio non petita...».
Mentre infuria la polemica sull’improvvisa crescita del muro e sull’approvazione che non c’è alla variante dell’opera, gli amministratori a Palazzo Cernezzi chiedono di far luce sulla vicenda. Il presidente del consiglio comunale, Mario Pastore (Pdl), sta pensando di convocare una seduta straordinaria dell’Assemblea in cui visionare planimetrie e plastico dell’opera per comprendere quale sarà l’impatto finale del progetto per la città di Como.
Il Comune, sempre nella sua nota ufficiale, ieri è tornato sulla possibilità di tagliare parte del muro limitandosi a precisare che sono stati chiesti interventi «per mitigarne le dimensioni». Ma per un sindaco Bruni che il giorno prima promette «abbasseremo l’altezza», c’è un assessore (ancora Caradonna) e un tecnico (ancora Viola) che il giorno dopo chiariscono: «Se la difesa dalle esondazioni verrà meno, non si potrà intervenire».
Per le giornate di oggi e domani, intanto, sono stati programmati i sopralluoghi da parte dei consiglieri comunali al cantiere: oggi i rappresentanti dell’Assemblea di Palazzo Cernezzi saranno sul lungolago dalle 17, domani alle 11. Ad accompagnarli lo stesso assessore alle Grandi opere. Contro il quale, ieri, si è scagliato ancora Mario Lucini. Nel chiedere chi abbia deciso, in Comune, di sottoporre la variante d’opera all’amministrazione provinciale senza alcun mandato formale (nella solita nota di Palazzo Cernezzi si legge che «l’intervento di modifica rientra pienamente nella discrezionalità di competenza dello stesso direttore lavori»), il consigliere del Pd è sbottato e ha puntato il dito contro Caradonna e Viola: «Vi sembra possibile che una decisione simile la possiate prendere voi due?».
«Ragioni di sicurezza», hanno chiarito gli interessati. Ma intanto, per dirla con Elisabetta Patelli, «il lungolago è compromesso». O, per dirla con l’assessore: «Il lago? Non lo vedremo quasi più».
Paolo Moretti
Gisella Roncoroni
Posted at 11:44 AM | Permalink | Comments (6)
Il mio sogno è sempre stato quello di incidere il suono del silenzio e nel silenzio trovare il respiro della vita.
Registrare i pensieri, le emozioni del pubblico, mi avvicina a questo.
Il problema non è rendere la percezione spaziale, la profondità, l'origine del suono... tutto questo è bello, anche emozionante, ma non commovente.
Rendere il profumo delle sale da concerto, la concentrazione di chi esegue e di chi ascolta, è commuovere.
Se pensassimo che registrare è rendere la realtà seguendo canoni oggettivi e assoluti, allora avremmo sbagliato tutto.
Io quando registro adopero il mio gusto che non obbedisce solo a quello che gli viene dall'orecchio ma anche e soprattutto a ciò che gli arriva dall'anima e dal cuore.
Posizionare i microfoni è per me un rito sacro e diabolico, in una parola, esoterico.
Devo trovare, so che esiste e so che mi aspetta, quel fazzoletto d'aria dove tutto l'ambiente risuona.
Misuro con gli occhi e le orecchie le altezze, valuto i materiali, accordo, come un liutaio, uno strumento gigante come una chiesa, un teatro, una sala da musica.
Se c'è, il pubblico è una straordinaria trappola acustica: tutto è più bello quando i corpi e i volti di centinaia di persone sono presenti, il suono si linearizza. Se potessi, registrerei i corpi! Dopo, due, tre, quattro microfoni, in alto, più in basso, a destra, no, a sinistra...; ogni volta le condizioni mutano e tutto è da reinventare, anche il "punto dell'emozione".
I microfoni sono esattamente là dove sono stati chiamati; io devo stare attento alle belle donne, ai musicisti, ai loro stati d'animo, ricordare i sapori... poi sommare tutto lì, in quel "punto".
La realtà non esiste di per sé, ma solo nelle nostre sensazioni.
In verità, io registro le mie sensazioni.
Ho creato fonè come omaggio alla musica e a tutti coloro che la amano.
�
Posted at 12:28 PM | Permalink | Comments (1)
What do you hope they’ll be able to do in the future?
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I would like PCs to have a natural language interface.
Example:
"Open all files on folder vacations with photoshop, resize them to 1000x800 and upload them to vox; when finished send me a "done" email".
To accomplish the same today we have to work for hours, doing the same thing over and over and over
Posted at 09:42 AM | Permalink | Comments (0)
E cosi', in questo mese in cui per la prima volta in molti anni mi trovo praticamente disoccupato, o meglio occupato a decidere di cosa occuparmi in futuro, Anto conquista lo stage della palestra n. 1 in Como.
Posted at 10:51 PM | Permalink | Comments (6)
L'amministratore delegato, che si chiama Tiso, l'avevo conosciuto in negozio Apple (che e' praticamente di fronte alla sede), e mi aveva proposto, nel suo elegante napoletano, di lavorare con loro.
COMO - Fax, poltrone, scrivanie, computer, sedie. Di tutto il ben di Dio che componeva gli arredi di questi ambiziosi uffici al terzo piano del palazzo di piazza Grimoldi 6, in pieno centro, non resta che qualche cavo scoperto attorcigliato all’eco di un mistero inverosimile.
La sede centrale di Ibs, una società finanziaria con filiali in tutta Italia che gestisce il risparmio di un numero imprecisato di risparmiatori investendolo nel cosiddetto Forex (il mercato su cui, anziché azioni societarie, si compra e si vende valuta), è stata smantellata come una zecca clandestina nel cuore di una notte di mezzo agosto.
Posted at 10:35 AM | Permalink | Comments (1)
L'ultma volta che ci ero stato ero a Fastweb: in piena new economy, quando uno degli Scaglia Boys ci aveva apostofato (ad inizio riunione) "signori miliardari, buonasera". Hahaha! Le azioni ebi.mi, allora sui 200€, sono ora a 18.61 Euro (alla chiusura di venerdi, anche se adesso si chiamano "fastweb", FWB.MI) Insomma, milardari proprio mai!.
Posted at 12:31 AM | Permalink | Comments (5)
Sul numero di "REFLEX" in edicola, verso le ultime pagine, un trafiletto spiega una cosa che in anni di fotografie non avevo mai saputo: perche' mai i diaframmi hanno dei numeri identificativi cosi' bizzarri, "2.8, 5.6" ecc. Ebbene, come se la cosa fosse del tutto ovvia, il Direttore Forti a pagina 100 afferma: "(...) i valori di f/ sono il risultato del prodotto delle successive moltiplicazioni di 1.0 per 1.4142 (ovvero la radice quadrata di due). "Infatti" (!) moltiplicando il diametro per la radice quadrata di due (1.4142), l'area del cerchio (quindi l'apertura del diaframma) raddoppia" Da dove salti fuori questa radice di due ci e' voluto un po per capirlo, ma alla fine, durante una sessione di tanning a bordo vasca di Villa Olmo, e' risultato chiaro:se A=π*r^2 , e 2A = π*R^2. allora 2πr^2 = πR^2, dunque eliminando π risulta 2r^2=R^2, estraendo la radice da entrambe le parti viene fuori SQR(2r^2)=SQR(R^2) ovvero R=SQR(2r), insomma la radice di due per il raggio o diaframma precedente. Pero' le cose non quadrano esattamente, infatti partendo dal diaframma "2" otteniamo la seguente sequenza di diaframmi: 2, 2.8 (qui ci siamo), 3.9 (e non ci siamo), 5.65 (ci siamo quasi!), 7.9 (quasi), 11.3 (non ci siamo e' f/11!), 15.99 (quasi ok), 22.6 (e qui abbondiamo, e' f/22), 31.9 (ma questo non l'ho mai sentito). Insomma, e mi rendo conto che questo tecnicismo non ha nulla a che vedere col fare belle foto, o con mettere cuore e pathos in un'immagine anche un po' imperfetta, ma il dubbio resta: perche' hanno arrotondato f/22 in modo cosi' plateale ?
Posted at 11:54 PM | Permalink | Comments (3)
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E cosi la grande data sta per arrivare: il 18 dicembre, 12 anni dopo Titanic e nella stessa settimana, in quasi contemporanea mondiale aprirà (nel senso inglese di "opening") il prossimo lavoro di Cameron, Avatar.
Per la prima volta a mia memoria il Trailer viene presentato come un evento a se stante, con tanto di spettacoli a orari specifici.�
Cosi' decidiamo di andare a Bicocca (dove ci attende uno splendido tramonto milanese
Alla cassa ci vengono consegnati i biglietti (gratuiti!), ed un bel paio di occhiali 3d che potremo poi portarci a casa, questi:�
Veniamo a sapere alcune cose interessanti: Il film - o meglio, i 15 minuti di trailer - "pesano" circa 22 GB; il film si puo' vedere solo fino alle 01.00 di questa notte, e poi si auto-distruggerà (o qualcosa di simile, forse una chiave crittografica a tempo lo renderà inutilizzabile). E soprattutto...UCI dovrebbe a breve attrezzare un'altra sala per il 3D, questa volta con schermo in formato scope completo!
Salutiamo il nostro amico e ci rechiamo in sala: la scena e' buffa, ci sono ragazzi con enormi contenitori di pop-corn, adatti forse a "Il Signore degli Anelli", non certo ad una presentation di 15 minuti! Ma meglio cosi', l'atmosfera e l'attesa sono palpabili.
Nessuna pubblciità, attendiamo in silenzio e senza immagini (ci credete? all'UCI ? Quasi quasi un po di "reclame" ci mancano!), e finalmente si abbassano dolcemente le luci.
Voila', ecco un bel Cameron in 3D che ci da il benvenuto preannunciando che il montaggio che vedremo e' fatto apposta per il cinema, non e' quello disponibile on-line.
Iniziano le immagini, bellissime, luminose e digitalmente perfette. Il trailer e' composto da svariati segmenti, ma mentre nei trailer "normali" questi sfumano dal e al nero in modo dolce, qui le scene vengono interrotte bruscamente, lasciando un vero senso di suspance (e un certo disappunto in sala, peraltro condivisibile: nell'esatto istante che una scena diviene comprensibile ed avvincente, ecco che questa si interrompe!)
Presto, troppo presto il trailer finisce, si alzano le luci e...nessuno vuole alzarsi! Ci vuole un po' perche' ci si metta in moto, e ritroviamo l'amico Stive ad attenderci per un parere a caldo.
Direi ottimo, e se la prossima volta lo potremo vedere su uno schermo scope.....a proposito! IMDB scrive che la versione 3D e' in 1.85, ma qui decisamente stavamo vedendo in scope!...dicevo che se lo potremo vedere su uno schermo gigante (la sala che ci ospitava non era una delle piu' grandi) penso sarà proprio visivamente il massimo. E forse anche come script, ma questo dal trailer non lo possiamo capire
Ancora 106 giorni...
ps: questo sistema Real non usa lenti polarizzate (come a Daytona), ne a cristalli attivi (come a Melzo)....quindi ??il funzionamento non mi e' chiaro, certo e' che non ci sono ghost, e l'immagine 3D e' priva di difetti, direi ottima.
Quindi..ancora 106 giorni!
Posted at 11:50 PM | Permalink | Comments (3)
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